Categoria: Articolo richiesto

Il Maestro – M° Alessandro Panighetti –

Questo articolo è stato richiesto al maestro Panighetti, riconosciuto anche dai “colleghi” come uno dei maestri più tradizionali del panorama marziale italiano. La richiesta è nata da uno scambio su Facebook, in cui nei commenti il maestro Storti suggeriva che sarebbe stato un buon tema; ringraziamo il maestro Panighetti per la disponibilità e la profonda umiltà che dimostra in ogni occasione e il maestro Storti per il suggerimento, che ci auspichiamo sia di esempio per incrementare lo scambio, la condivisione e il “fare cultura”.

Premessa :
Quando il Maestro parla io sto attento, quando il Maestro parla io sto in silenzio, quando il maestro parla non mi distraggo. Faccio in modo che il mio ascolto sia rispettoso e consapevole, anche se i concetti sono stati ribaditi o espressi più volte durante gli anni.

Cercando di comprendere a fondo ciò che viene detto e non fermandomi alle semplici parole, o a quello che io credo o penso di avere capito, per quanto possibile cerco di andare oltre, comprendendo la difficoltà del mio maestro di esprimere concetti e principi così profondi in una lingua non sua. Durante le sue lezioni, più volte il Maestro Zu Yaowu usava dei ” shige” , aforismi, piccoli canti, poesie, frasi per mettere a fuoco e spiegare quanto volesse intendere. Uno di questi “shige” utilizzati dal maestro Zu, tradotto in Italiano è:

“facile non facile”

l’ho sempre trovata come una frase di grande stimolo pure nella sua estrema semplicità.

Quanto scritto fino ad ora, anche se apparentemente fuori contesto è necessario per far comprendere il mio punto di vista adattato, e che ciò che andrò a scrivere, non è frutto di ricerche storiche su libri, dispensari, articoli giornalistici, ma bensì della trasmissione orale dei maestri che ho conosciuto, e con i quali ho studiato, e quindi della mia esperienza e interpretazione marziale e personale.
In merito all’argomento proposto, c’è da fare una prima distinzione.
E cioè il mondo dei praticanti marziali e dei non praticanti.
Inizio dal secondo soffermandomi per poco descrivendo semplicemente i titoli con cui vengono presentati durante gli eventi pubblici, e sono, a seconda della notorietà e fama Xiansheng, Laoshi, Shifu, Dai Shifu.

Anche nel mondo marziale c’è da fare un primo distinguo è tra stili che hanno abbracciato in un qualche modo la modernità, e gli stili più chiusi e tradizionali. Nel primo caso il modo più usato è sia Laoshi che Shifu in quanto il secondo denota in senso specifico l’ambito marziale.
E anche nel caso di scuole tradizionali o ortodosse bisogna fare un primo distinguo, tra gli allievi che non hanno fatto il baishi (semplici studenti) e allievi che hanno fatto il baishi (il ” baishi” è la cerimonia più o meno informale, per varcare la soglia, o come diciamo nel baji aprire la porta, ovvero essere accettati come studenti interni, e probabili discepoli)

In modo analitico e sintetico:

A – allievi che fanno parte della scuola, ma non hanno fatto il bai shi, per loro il maestro è Laoshi ovvero Maestro

B – allievi che hanno fatto il “baishi”, cioè coloro che con una cerimonia più o meno informale hanno fatto le loro promesse al maestro e alla sua famiglia, proponendosi come discepoli interni e scrupolosi. Nelle scuole più “moderne” si può chiamare il maestro indistintamente Shifu o Laoshi, mentre in quelle più chiuse solo Lao shi.

C – allievi che hanno fatto il ” baishi “e che vengono accettati come discepoli stretti, con un probabile futuro di successori della scuola. Essi possono essere al massimo uno o due, sarà in futuro il Caposcuola a decidere possono certamente chiamare il maestro Shifu

D – quando fatto il baishi il discepolo è riconosciuto a tutti gli effetti, e va a vivere per un” pò ” di tempo a casa del maestro, proprio come un figlio, dove aiuterà la famiglia, e verrà ulteriormente istruito. Questo era il metodo più tradizionale, conosco esempi del secolo scorso, all’interno del baji, mentre non sono informato sull’attualità. In questo caso è appropriato Shifu, poiché nell’ambito marziale Shifu è l’unione dei termini maestro e padre.

E – per noi occidentali ci sono delle aperture maggiori, per evidenti difficoltà di lingua e cultura, e a onor del vero i Maestri di baji che ho conosciuto non danno grande importanza alla questione, ma apprezzano la voglia di fare, di capire lo stile, le tradizioni, il rispetto ecc.

Io personalmente, non ho mai chiamato il mio Maestro ( Zu Yaowu) Shifu, sempre per come io intendo il termine di padre che è all’interno della stessa parola. Piuttosto Maestro in Italiano, solo più avanti, quando dopo avere fatto il baishi e essere diventato suo successore mi sono sentito di chiamarlo semplicemente e familiarmente Zu, proprio come fosse mio padre, ma all’Italiana.

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