Categoria: Baguazhang

Il Baguazhang di Sun Lutang – M° Luigi Zanini –

“L’entusiasmo è un vulcano

sulla cui cima

l’erba del dubbio

non attecchisce”

(K. Gibran)

Perchè ho scelto e pratico questo stile di Baguazhang, legato a Sun Lutang? Questa è la domanda che ogni praticante mi fa, quando ci conosciamo e cominciamo a parlare di stili e metodi. Nel mondo delle arti marziali cinesi il nome di Sun Lutang è molto noto e citato, il più delle volte a sproposito, perchè alla fine è diventato una specie di oggetto di studio sociologico a posteriori. Gli viene spesso addebitata la colpa della semplificazione delle arti marziali perché ha scritto cinque libri in cui ha riportato le basi dei sistemi che praticava, mentre in realtà è solo grazie a lui se oggi abbiamo un modello litofotografico con cui confrontarci. La sua vita, intensa e spesso difficile, si presta a molte considerazioni, tutte basate su ricostruzioni e ricordi. I suoi libri sono molto citati, ma di rado sono stati letti, studiati e capiti, per non dire praticati. Il suo metodo è poco conosciuto anche oggi, perchè Sun viaggiò molto nella sua vita, dovette spostarsi spesso da un posto all’altro per poter lavorare, e pochi dei suoi allievi ebbero modo di seguirlo a lungo.

Sun non si interessò mai ad una discendenza ufficiale, perchè era lontano da questi schemi, non gli si confacevano. Oltretutto eravamo in un tempo dove le influenze positive, gli incroci di sistemi, i confronti con altri insegnanti venivano integrati naturalmente, perchè lo scopo era essere capaci ed abili al momento dell’utilizzo, non di essere coreograficamente “diversi”. Il suo Baguazhang è stato la base di riferimento per molti praticanti dell’epoca: pochi principi (niente forme infinite), un modo di sviluppare il corpo e il movimento in torsione, passi circolari e potenza connessa. Al Baguazhang si arrivava dopo un lungo percorso marziale personale, non si cominciava mai dal Baguazhang, non perchè sia troppo complicato o altro, ma perchè senza una solida struttura psico-fisica non funziona, non ha senso, come scrive bene il maestro Ma Chuanxu di Beijing.[1] A Sun occorsero tre anni per entrare nel profondo del metodo, ma aveva alle spalle quasi vent’anni di pratica di cui tredici di Xingyiquan.

[1] Neigong. Da un’intervista a Ma Chuanxu – a cura di Jarek Szimansky (“China from Inside”)
JS: Questo significa che tutti i movimenti del Bagua sono designati in modo che uno deve avere Neigong prima per essere capace di usarli?
MA: Esatto. Senza Neigong tutte le tecniche del Bagua non sono buone a nulla e non c’è alcun risultato nel praticarle. Per questa ragione non voglio insegnare alcuna tecnica agli studenti che non hanno abilità interne – è uno spreco di tempo per loro e per me.
JS: Immagino quindi che solo poche persone possano studiare in questa maniera tradizionale.

Sicuramente possedeva un talento per le arti marziali ed una passione straordinaria che lo hanno portato ad eccellere, ma neanche lui aveva doti sovrumane, come tutti i maestri dell’epoca: l’aneddotica tende a mitizzare troppo spesso, bisogna restare concreti. Nella pratica del Baguazhang (nel caso di Sun: Baguaquan, boxe, non palmo, ma è una differenza secondaria) non serviva reinventare i cinque pugni o i dodici animali, che bastavano già da soli per risolvere un combattimento, ma occorreva allenare e acquisire una “nuova” (un sistema serve spesso a cambiare il nostro punto di vista sulle cose che conosciamo) qualità di rotazione – torsione – avvolgimento, che avrebbe trasformato quello che lui già faceva. Il maestro Dan Docherty insisteva sempre nella pratica sul fatto di usare sempre una profonda torsione interna in qualsiasi movimento del Taijiquan, nella pratica a due e nelle applicazioni.  

La figlia di Sun, Sun Jianyun, non fu una praticante di Baguazhang, da giovane seguì il padre nel Taijiquan, l’ultima arte di Sun, e non come invece avevano fatto alcuni figli maschi, purtroppo scomparsi giovani. Ad oggi quel che resta sono i suoi libri, una testimonianza importante che ha segnato un’epoca e creato il nuovo prototipo del maestro marziale letterato, che la Cina di allora cercava per riscattare la sua immagine dopo la rivolta dei Boxer. Anche volendo andare a scandagliare oggi in Cina cosa resta di Sun e del suo metodo di Baguazhang, si tratta di un lavoro improbabile a causa delle troppe contaminazioni e della scarsa concretezza del movimento.

 La discendenza di Cheng Tinghua è molto chiara nello stile Sun, anche se la scelta degli Otto Animali è un elemento nuovo al tempo, presente trasversalmente in tutte le scuole di Baguazhang, la cui origine è ancora più misteriosa del suo fondatore. Con buona probabilità gli animali entrarono nel Baguazhang come modello del movimento per analogia con lo Xingyiquan, sembrava il modo migliore di trasmettere l’idea dello spirito animale in ogni tecnica. Sappiamo che Sun scrisse il Baguaquanxue sedici anni dopo la morte del suo maestro per timore che il suo metodo andasse perduto, come lui stesso scrisse. Già i metodi del Baguazhang andavano evolvendosi, modificandosi, trasformandosi. Il rischio era ed è di finire per diluire i principi, diventando un modo di “distinguersi” invece che un modo di assomigliarsi. Ognuno cercava di rendere il suo metodo unico a livello visivo, anche a costo di perdere l’aderenza alla realtà, e così dettagli tecnici di secondaria importanza divennero chiavi stilistiche fondamentali, al punto di dimenticare a cosa serviva la tecnica.

Nel tempo anche il Baguazhang perse la sua originale sinteticità e si sviluppò in mille metodi fatti di forme, sequenze, perchè la sua “trascrizione tecnica” fu fissata da ogni scuola in modo cristallizzato, sempre allo scopo di distinguersi dagli altri. Un esempio sono i 64 palmi, lineari o circolari, che furono curati dopo la morte del fondatore da personaggi quali ad esempio Liu Dequan o Gao Yisheng, che avevano studiato Baguazhang con le prime generazioni, ma erano fortemente influenzati da altri sistemi.

MA: Si, i praticanti spesso hanno la sensazione che l’esercizio del camminare sia molto noioso e dopo qualche tempo rinunciano. Comunque, quando il Neigong si sviluppa, una volta che il Piccolo Circuito Celeste si apre, la pratica diventa molto interessante.

Mano a mano si andarono infatti aggiungendo elementi di Baji, Xingyi, Yingzhao, Luohan, Tantui, Tanglang, Shaolin (per non citarne che alcuni), sicuramente utili per spiegare alcune possibili applicazioni. Tutto giusto, ma spesso andarono ad appesantire e a limitare il movimento naturale del corpo che il Baguazhang intendeva sviluppare. Oggi spesso si ricorre ad un altro sistema per far “funzionare” il Baguazhang nel lavoro a due. A memoria posso citare almeno tre scuole che insegnano il Tanglang, il Bajiquan o lo Xingyiquan per spiegare l’applicazione pratica del Baguazhang.

Il Baguazhang di Sun Lutang è estremamente semplice e sintetico (ma non facile), non perchè manchino elementi, come molti pensano, di dover aggiungere altre cose per “allungare il brodo”, ma perchè gli Otto Animali, i due Cambi di palmo e la postura di Wuji e Taiji contengono già tutto il metodo dentro, e non hanno bisogno altro che di una lunga pratica da solo e di un ancora più profondo confronto a due o più, a mani nude e con armi. Bisogna tornare a quel tempo per capire. Due principi, uno orizzontale, uno verticale e gli obliqui (principi molto cari a chi usa armi e lame), e ben otto “attitudini” ispirati a otto spiriti animali sono davvero una montagna di lavoro, se applicati nella realtà del combattimento per professionisti del settore, che dovevano allenare ciò che serviva e non 花手”hua shou”. E non esistono forme come le intendiamo noi oggi, perchè i principi sono singoli e ben individuati e vanno sviluppati attentamente e autonomamente. La forma uno se la costruisce dopo, se vuole, quando ha digerito i principi.

Poco è tanto, come insegna la ghianda della quercia. Il seme del principio va sviluppato: prima deve morire per poter essere fecondo, come insegna la Natura. Questo è il messaggio concreto di Sun, più preoccupato di ricordare i principi originari del Baguazhang, della sua conoscenza e di preservarlo, che di diventare famoso per un tipo speciale di movimento. In quasi quarant’anni di pratica e ricerca ho avuto modo di toccare molte discendenze di Baguazhang, alcune in maniera approfondita, altre in modo più superficiale. Ho avuto la fortuna di lavorare su almeno venti stili diversi, di alcune delle discendenze principali: Yin Fu, Cheng Tinghua, Liang Zhenpu, Ma Gui, Zhan Zhankui, e di approfondire la scuola Cheng delle terze e quarte generazioni fino alla scuola Gao, sia dalla Cina che da Taiwan, e via via fino alle quinte e seste generazioni oggi viventi.

Dopo molta pratica di sistemi diversi, al momento di dover scegliere uno stile per praticarlo a fondo, la cosa è avvenuta in realtà come un processo evolutivo silenzioso per molti anni, e alla fine istintivamente mi sono reso conto che ho cercato tre caratteristiche per me irrinunciabili:

– la brevità della discendenza (nel caso di Sun siamo alla terza generazione, quindi meno manipolazioni e interpretazioni possibili)

– il metodo precedente al 1949 (dopo questa data tutti i metodi in Cina hanno sofferto molto per la rapida scomparsa dei vecchi maestri e gli allievi si sono sviluppati spesso da soli e di nascosto)

– l’essenzialità e la compattezza del metodo (i principi altrimenti si perdono in mille raffinatezze tecniche non essenziali).

Ho studiato e ristudiato per una vita il metodo di Sun con molti insegnanti europei, statunitensi, cinesi. Ho incrociato le referenze di questo metodo con molti altri sistemi interni ed esterni, e non solo orientali. Ho recuperato l’originale e almeno cinque traduzioni diverse dal cinese del Baguaquanxue e le ho confrontate. Nessuno maestro ha la verità finale del metodo, anche perchè dovremmo chiederla direttamente a Sun e non ai suoi successori. Ma il messaggio della sua pratica è molto coerente e forte: praticare, praticare, praticare, non ci sono altri segreti in questo mondo. La comprensione passa attraverso la pratica. Il metodo di Baguazhang di Sun richiede che il praticante entri dentro lo spirito della postura e del movimento, e che lo sviluppi con attenzione e con umiltà, verificando ogni passaggio e ogni movimento con la realtà del combattimento.

Non ci sono segreti: se c’è esperienza del combattimento, della struttura interna del corpo e del movimento naturale, ogni postura parla. Ma occorre avere la capacità di vedere e la pazienza di allenarsi, di distinguere il sostanziale dal non sostanziale, e saper evolvere il proprio corpo e la propria mente.

Questo è il punto zero del Baguazhang. Non una scatola, uno stampo in cui rientrare, una forma da ripetere in modo brillante e atletico, ma un movimento solidale interno del corpo (quello del cielo anteriore) da vivere fino a diventare noi stessi un flusso unico in otto direzioni. Non perdo l’occasione di ricordare che Lianhuanzhang non è il nome di una forma, ma il principio profondo e sottile della continuità di movimento e intenzione, legato alla nostra mente prima che al nostro corpo. Anche Youshenzhang è un altro livello di pratica, non una forma, successivo a quello del Lianhuan ed applicato mentalmente a più avversari, che contiene il principio di movimento naturale nel combattimento, come lo possiamo vedere nel Jianwu dell’Yiquan. Otto palmi (o pali) in movimento per costruire il corpo, due cambi principali per comprendere le dinamiche del movimento, otto spiriti animali e otto parole chiave per andare nelle applicazioni, nel cielo posteriore, dove le tecniche nascono naturalmente dal lavoro precedente e dall’esperienza di ognuno. Una chiave di base per controllare la linea centrale e colpire, Qi Zuan Luo Fan, ed è tutto.

Baguazhang è una “macchina perfetta”, come dice il maestro Luo Dexiu: inserisci un sistema che non funziona e dopo il Baguazhang funziona! Non è una forma, ma un modo di muovere il corpo e la mente, di trasformarsi e cambiare la realtà nel momento in cui vi entriamo. Baguazhang dice che dobbiamo diventare così abili, veloci e potenti da riuscire sempre ad adattarci. Con questa grande abilità possiamo controllare l’avversario. Sun parla sempre di Hua, trasformare. La trasformazione per eccellenza è quella dalla vita alla morte. La tecnica, alla fine, è davvero secondaria, ma il corpo e il suo condizionamento sono primari. Per questo amo il Baguazhang di Sun Lutang, perchè è semplice e onesto. Basta fare bene quel che abbiamo davanti a noi, ovviamente restando aperti a considerare qualsiasi esperienza come una verifica del lavoro fatto. Minimalismo funzionale. Nessuna concessione estetica. Lavoro nel profondo. Dalla mia esperienza, questa è una garanzia di successo.

Sto cercando di trasmettere questo alle prossime generazioni, perchè davvero anche questa qualità naturale del movimento non vada perduta. E’ una cosa che comunque avviene già da quando Dong stesso trasmise per la prima volta il Baguazhang, e so che molti insegnanti in gamba condividono questo pensiero, e lo insegnano di conseguenza. Questa è la mia visione del Baguazhang di Sun Lutang.

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