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Quanpu 拳谱, il libro della Scuola del GM Yang Linsheng – M° Mario Antoldi –

GM Yang LinShen

Nella cultura tradizionale cinese, in particolare nelle arti marziali, riveste una certa importanza “il libro di scuola” (quanpu 拳谱), che veicola il sapere orale trasmesso dal caposcuola o da antenati del maestro.

Nel quanpu vi sono sia indicazioni tecniche che etiche, sia informazioni sul lignaggio e la discendenza ufficiale, ufficializzata attraverso il libro stesso.

Vengono inoltre raccolti canti, poesie, aneddoti e trattati, veicolo della trasmissione, provenienti spesso da piu’ fonti dello stesso lignaggio.

In molti casi il libro e’ scritto dai discepoli stessi di uno stesso maestro, su sua indicazione.

Anche nella Scuola tradizionale del G.M. Yang Linsheng e’ presente un quanpu, che fu donato a tutti gli allievi interni presenti alla cerimonia di baishi 拜师 (di discepolato), svoltasi a Beijing nell’agosto 2010.

Questo prezioso libro intitolato “Saggi sullo xingyiquan”, manoscritto, fu redatto dagli allievi del Maestro Xing Yuan, allievo del Maestro Liu Wenhua, Maestro di Guo Peiyun che a sua volta fu Maestro di Yang Linsheng.

E’ un libro prezioso contenente la storia, i principi, l’etica e le tecniche che pratichiamo all’interno della Scuola, non ancora tradotto, essendo scritto in caratteri antichi ed e’ quindi difficile renderlo adeguatamente senza travisarne la profondita’, la ricchezza semantica, il Senso, cosi’ come inteso dai Maestri delle generazioni precedenti.

E’ difficile da comprendere anche per i moderni allievi cinesi, e come tutti i testi “classici” ha chiavi di lettura corrispondenti ai livelli della pratica, pertanto deve restare a completamento e corollario di una pratica vissuta, intensiva, autentica, a fianco di un Maestro.

In una breve intervista al G.M. Yang Linsheng, il Maestro ripercorre alcune frasi del libro, in cui vengono evidenziati in particolare i 3 livelli di pratica dello xingyiquan:

Mingjin” (明劲, “forza evidente”) è la fase del movimento evidente, con espressione di forza evidente: “…dove i 4 arti, i 5 organi, devono essere in armonia, dove cuore e intenzione devono essere sempre pronti…gli spostamenti (movimenti delle gambe) contano per il 70%, mentre le mani per il 30%..colpire una persona è come camminare…e bisogna guardarla come fosse grande quanto un filo d’erba…muoversi come una freccia, e continuare con intenzione..sempre pronti, sempre in avanti..”

Anjin” (安劲, “forza nascosta”) è la fase del movimento non evidente, più interiorizzato, più naturale e morbido, come un’onda: “…la forza si propaga come il vento…scaturisce come il tuono…è continua come un’onda…la forza si manifesta immediata..cunjin (寸劲,”forza di un pollice”), e trasforma immediatamente…forza, qi, intenzione, sono sempre uniti e pronti…non pensare ma il movimento si manifesta liberamente…”

Huajin” (化劲, “forza che trasforma, della trasformazione”) è la fase di totale naturalezza, spontaneità, di non-pensiero, che trascende la distinzione minjin-anjin, la separazione yin-yang: “…tutti i gruppi di 3 articolazioni si muovono assieme e l’avversario non vede la tecnica, combattere è naturale come un gesto quotidiano, e ogni piccolo gesto ha forza, jin…incarnando saggezza e trasmettendo tranquillità si agisce in conformità al dao…ogni gesto è daohuajin è sciogliere…la forza dell’avversario viene immediatamente e naturalmente trasformata…con cuore tranquillo, vuoto, con forza, si può penetrare ogni cosa…”

Il Maestro sottolinea inoltre che in condizioni di pericolo il livello huajin si traduce nel sentire immediatamente la natura del pericolo e della forza in arrivo, riconvertendola e trasformandola con immediatezza e spontaneità, neutralizzando l’attacco.

Le 3 fasi sono descritte nei classici e nel testo in oggetto con termini poetici ed ermetici della tradizione alchemica, corrispondono infatti alle 3 fasi dell’alchimia taoista e prevedono un raffinamento di jing,qi,shen che fonda le trasformazioni di cuore, intenzione, forza e quindi del corpo-mente.

“Il maestro Guo Pei Yun ( 1900 – 1978 ) nasce in una nobile famiglia a Feng Zhen (provincia cinese del Shanxi) , egli dedicò tutta la vita alla pratica delle arti marziali e si narra che i suoi movimenti fossero cosi veloci da non far passare una goccia di pioggia ne un filo di vento, le sue braccia sembravano dei draghi fluttuanti e nello sferrare un attacco sembrava un vulcano in eruzione. Egli eccelleva in ogni arte marziale ma sopratutto nello xingyiquan, stile di combattimento appartenente alla scuola interna ( neijia ), metodo caratterizzato da poche tecniche, veloci e potenti, eseguite in decontrazione ponendo l’accento sullo sviluppo dell’energia (qi) concentrata nel ventre (dantian).”

Leggendo le prime pagine del libro il G.M. Yang Linsheng dice: “nello xingyiquan la forza deve essere continua come le onde del mare, la forza è esplosiva e immediata, sempre pronta perchè concentrata nel dantian”, poi tra un ideogramma e l’altro commenta…“se i movimenti sono visibili esternamente, significa avere un basso livello di pratica, ad un livello alto non è necessario pensare a come eseguire una tecnica, ma con mente vuota e libera il corpo è rilassato e intenzione è precisa”.

Il Maestro si sofferma a lungo sul concetto, che in un corretto ed equilibrato approccio alla pratica bisogna dare importanza a vari aspetti.. “attraverso la meditazione cercare la calma del cuore/mente, sciogliere le tensioni, mantenere in equilibrio lo Yin e lo Yang, tra l’interno e l’esterno tutto deve essere in armonia.”

“Tutti i movimenti devono essere finalizzati allo scopo che ci si prefigge, il risultato del movimento è l’unione tra le tre parti testa-mani-piedi, come nella postura santishi (“dei tre corpi”) si ricerca la coesione tra cielo-uomo-terra (come le fondamenta in un edificio..), così la costante armonia tra Yin e Yang, tra interno e esterno, tra il qi alto e il qi basso, con mente quieta, il qi dal dantian circola in tutto il corpo e si manifesta con un movimento immediato (jing-“forza”).. un pugno è veloce come una freccia, è continuo come un vento impetuoso, colpendo in modo naturale come stessimo camminando”.

 

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